Quando i bambini sparirono dalle strade
Scritto da Anna Maria ChiapparoEra da poco entrato il nuovo anno, esattamente il duemilaventi, ed accadde quasi improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno…
Pian piano, tutti i bambini sparirono dalle strade.
Come per magia, non s'udirono piú strilli di bambini capricciosi che tormentavano madri stressate all'uscita dei supermercati e d'incanto scomparvero i palloni rimbalzanti in campetti improvvisati e le risate argentine delle piccole comitive che bivaccavano qua e lá ad ogni ora.
Finirono le scampanellate notturne di qualche monello, memore di stralci di racconti genitoriali e d'improvviso sparirono le scorribande e le impennate ardite di ciclomotori rombanti.
In realtà non sparirono solo i bambini, ma tutti…
giovani, anziani e piccini.
Da tempo, aleggiavano nell'aria notizie sconfortanti che serpeggiando varcavano i confini e solcavano i mari.
Il web era un tam tam di novelli giornalisti e grafici alla riscossa, intenti a creare il link piú "acchiappalike" e tanti poveri ebeti "faceboocchiani", aggiungendo e togliendo a loro piacimento, pensavano a diffondere in lungo e in largo, "fake news"
(all'americana, fa piú fico… dire bufala, da noi, fa subito pensare alla mozzarella).
Dopo i festeggiamenti del nuovo capodanno, tra botti (peraltro, spesso vietati) e tricche e ballacche vari, i problemi italiani vertevano su alluvioni e siccità; Pil e Spread, ed ognuno pendeva dalle labbra del proprio pupillo al governo che non disdegnava qualche rissa qua e lá o in esclusivi salotti alla moda, in tutte le TV nazionali e non…
Arrivò il fatidico febbraio bisestile e tutti fecero a gara a spararla piú grossa in fatto di guai e proverbiali calamità che ci avrebbero colpiti.
Non l'avessero mai fatto!
Pochi e distrattamente, ascoltavamo i vari TG.
Che c'importava se in Cina era scoppiata un'epidemia? Era così lontana.
Pseudo bollettini di guerra tartassavano le nostre orecchie e cifre su cifre andavano aumentando insieme alle fake news nostrane che cominciarono a dare la caccia ai novelli untori, di manzoniana memoria.
Ah, poveri cinesi malcapitati nei nostri rioni e quartieri alla moda!
Quei cinesini cosí carini, piccini, riservati, che avevano iniziato con bugigattoli zeppi di vestitini, dalle caratteristiche lanterne rosse sulle insegne, e poi avevano osato ingrandirsi, convertendo capannoni abbandonati, riempiendoli all'inverosimile di cianfrusaglie…
E noi, non senza puzza sotto il naso, andavamo a curiosare, ad osservare, a cercare… ad acquistare.
Fino a Febbraio 2020…
Quel disgraziato mese bisestile che, dispettoso, fu capace di cancellare molti carnevali, lasciando pieni di coriandoli, gli scaffali "dei cinesi".
E non solo!
Quelli poverini, impauriti ed amareggiati, si rinchiusero dietro le loro saracinesche serrate. Sparirono dalle vie, come i nostri bambini.
Fu uno strano inverno quello.
Piovve solo il tempo di far danni e poi lentamente, Signora Primavera, arrabbiata come non mai, prese il sopravvento.
I mandorli sbocciarono con molto anticipo e le giornate s'allungarono improvvisamente. I fiumi cominciarono a seccarsi e tra una notizia di siccità improvvisa e una inusuale nevicata, i TG, timidamente, inserivano qua e lá funeste notizie di mortalità.
Un virus, scappato da chissá quale pianeta, aveva invaso la terra e stava colonizzando tutto entrando nei nostri corpi, a cominciare dalla Cina che contava i morti e costruiva ospedali in un batter d'occhio…
Noi ascoltavamo increduli e meravigliati della loro efficienza.
Tanto noi eravamo lontani…
Poi accadde.
Cadde anche qui, quel fumine a ciel sereno… e fu tremendo.
Eravamo impreparati, inermi, increduli…
Forse per la prima volta, udimmo tutti la parola "pandemia".
Su Facebook, l'ironia, la presunzione, l'ignoranza e la strafottenza, impazzavano come mai prima e un po' tutti eravamo diventati come per magia: giornalisti, dottori, scienziati, tutor… ma ancora peggio, eravamo diventati degli insulsi inquisitori. Accusatori pronti a puntare il dito, investigatori pronti a pubblicare tutto in diretta, abbietti speculatori pronti a guadagnare sulle disgrazie…
E se in giro c'era ancora chi non credeva ai morti ed ai contagi in aumento, c'era chi si meravigliava della chiusura delle chiese.
Quando mai, in passato si erano celebrate le messe a porte chiuse?
Peste, tifo, colera, spagnola…
Ora un virus circolava liberamente e nessuno aveva scampo.
Tutti eravamo in pericolo.
Anche i sacerdoti!
Che esagerazione!
Ma sti cinesi non avevano nulla da fare?
Ed arrivò quel giorno indimenticabile, in cui ci segregarono nelle nostre case.
"Rimanete a casa!"
Echeggiava da ogni dove ed inventarono l'hashtag
#iorestoacasa.
Possibile che la situazione fosse così grave? Mai nessuno era arrivato a farci rinchiudere in casa… forse neanche la guerra.
Le strade si svuotarono senza fretta.
I soliti increduli e menefreghisti, gironzolavano incuranti del pericolo, sentendosi immuni da tutto, eppure, col passare dei giorni cambiò qualcosa.
Cominciò a serpeggiare la paura.
Una paura inquieta, indescrivibile, s'impossessò pian piano di tutti.
Chiusi nelle nostre case, attendevamo notizie dai TG e tutti ascoltavamo con attenzione confrontandoci sui social. Si usciva solo per necessità e i balconi divennero i nostri pulpiti e i nostri palcoscenici…
Da lassù si gridava ai trasgressori delle regole e ad orari convenuti, "ci s'incontrava" cantando insieme per qualche minuto d'allegria.
Tutti avevamo capito che i nostri angeli custodi avevano i volti di medici ed infermieri dall'aria preoccupata. Uomini in divisa che sorvegliavano la nostra sicurezza… commesse impaurite, alle casse dei supermercati... farmacisti attenti e pazienti, operatori ecologici e tanti altri che lavoravano in silenzio e che mai avevamo preso in considerazione perché tutto "ci era dovuto", quando le cose andavano bene.
E che fine avevano fatto i bambini che non scorrazzavano piú per le strade?
Segregati in casa, tra una corsa nei corridoi e un salto sul letto, i piccoli pasticciavano con mamme inquiete, costrette a mascherare la preoccupazione.
Studiavano, cantavano, ballavano, giocavano e disegnavano arcobaleni di speranza da appendere ai balconi…
Un arcobaleno colorerá il cielo è sará tutto nuovo, pulito… dicevano.
Sí, andrá tutto bene ed un giorno ci sveglieremo e scopriremo di essere stati catapultati in una novella fiaba della "Bella addormentata".
-Un virus cattivo aveva rubato il fuso avvelenato e per un bel po' aveva seminato morte e distruzione, divertendosi con la nostra paura.
Unico piccolo scudo, un rettangolino di tessuto non tessuto, a proteggere la bocca…
Quella bocca che parla e sparla a dismisura da sempre…
Signore eleganti, arroganti ed altezzose, ma anche le piú semplici ed umili, non cercavano piú la nuance perfetta di rossetto, ma la mascherina piú efficace a proteggere il prezioso corpo.-
Passarono giorni e giorni…
aggrappati alle finestre ed ai balconi.
Stanchi, stremati e scoraggiati, stavamo attaccati alla TV ed alla rete, in attesa di notizie confortanti…
finchè un bel giorno ci svegliammo all'unisono, confusi ed intontiti in un mondo tutto nuovo, dove l'edera, aggrovigliandosi su ogni cosa, ci aveva bloccati nei nostri rifugi ed aveva sconfitto il virus che annoiato, era sparito per sempre.
Nel cielo azzurro, le rondini volteggiavano allegre in rondò senza fine annunciando una nuova Primavera.
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Siamo pronti a svegliarci da questo tormentato sonno.
Domani rinasceremo piú forti di prima e riassaporeremo allegri, il soave canto di Signora Primavera.
(©Anna M. Chiapparo)